Pnrr2, convocata nello stesso giorno dell’orale del Pnrr1: richiesta di differimento respinta
“C’è un’ingiustizia sottile, perfida, sadismo, che si insinua tra le pieghe del sistema dei concorsi e che diventa normalità”. Con queste parole Luigi Sofia, portavoce dei docenti idonei PNRR 2023/24,

“C’è un’ingiustizia sottile, perfida, sadismo, che si insinua tra le pieghe del sistema dei concorsi e che diventa normalità”. Con queste parole Luigi Sofia, portavoce dei docenti idonei PNRR 2023/24, annuncia ciò che noi già avevamo predetto: la possibile sovrapposizione delle prove orali del concorso Pnrr1 (ancora in fase di svolgimento) con lo scritto del Pnrr2 (che per le scuole secondarie è fissato dal 25 al 27 febbraio). Tanto tuonò che piovve, e in effetti le prime avvisaglie arrivarono dall’Abruzzo, con le denunce dei concorsisti della Classe di Concorso A12 (accorpata con la Regione Marche).
Luigi Sofia, in un post condiviso nel gruppo degli idonei non vincitori dello scorso concorso, denuncia quanto accaduto a una “collega”, che si è vista respingere la richiesta di posticipare la prova orale del Pnrr1 per avere modo di svolgere lo scritto del Pnrr2, che coincide proprio con la data del colloquio. Niente da fare dal Ministero e dell’USR: la richiesta di differimento per svolgere un’altra procedura concorsuale, si legge nella mail di risposta, non può essere accolta.
“Guardate questa email pervenuta di risposta ad un collega – prosegue Sofia – Un concorso, una prova orale, una richiesta legittima di spostamento per concomitanza con un’altra procedura. Quale procedura? Lo stesso concorso PNRR che non è ancora terminato! Si sovrappongono il vecchio orale con il nuovo scritto. Stessa data, stessa cafoneria. Lucido cinismo. Risultato? Nessuna umanità, nessun buon senso, nessuna considerazione. Sei fuori. Sei fregato. È questo che ci meritiamo? Una scuola che costruisce il suo sistema di reclutamento sull’annullamento della persona? Sulla mortificazione dell’individuo? Ma esiste ancora una morale in questo paese? Perché la verità è questa: il precariato non è un incidente, è un progetto politico. Un progetto che ci vuole sempre instabili, sempre ricattabili, sempre pronti a rifare da capo tutto il percorso, come Sisifo con la sua pietra, come macchine da scontro, come pugili bendati, destinati a perdere per sempre. E allora ci chiediamo: dove sta la giustizia in tutto questo? Se un docente non si presenta alla prova per colpa loro, viene escluso. Ma se lo Stato non paga i supplenti per mesi, se ritarda l’avvio dei corsi abilitanti, chi paga? Perché arriva un punto in cui anche Sisifo smette di spingere la pietra. Arriva un punto in cui anche il pugile bendato tira un colpo a caso, e colpisce forte. Arriva un punto in cui la resistenza smette di essere solo dovere e diventa scelta, consapevolezza, atto di giustizia. E quel punto è adesso”.